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LEONARDO CABONI
Mostra Personale
29 aprile - 30 maggio 2009
Galleria d´Arte DAVICO - TORINO
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(Per vedere gli ingrandimenti, cercare in ´´Opere´´ il quadro nell´anno corrispondente)
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Paolo Levi
LA REALTÀ INCANTATA
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Una vita, una poetica, un'infinita gamma di colori. Leonardo Caboni rappresenta la continuità
rispetto al passato. In questo pittore, la cui ricerca è fatta per stupire i critici, si avverte un'unicità di linguaggio che richiama una lontana ascendenza simbolista. Nel suo lavoro c'è
l'ambizione di operare in chiave raffinata, come i maestri del Realismo Magico del primo Novecento, e la preoccupazione di non mancare all'appuntamento con una visione inaspettata, che egli
rivela tramite un'analisi precisa del dettaglio.
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2009 - Motto dannunziano e tartaruga
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Leonardo Caboni porta a termine le sue composizioni come soggetti irripetibili, come messaggi
suggestivi, dove l'osservatore si ritrova come adagiato in un inaspettato altrove.
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2009 - Giocavi nuovi giorni annunziando
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I suoi quadri sono in apparenza significanti, ma nel suo procedere egli non rinuncia alla
solennità del silenzio, al respiro del simbolo metafisico come accadimento.
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2008 - Natura morta con angelo custode
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In ogni tela di Caboni c'è invece la volontà di distinguersi attraverso la concretezza
narrativa, con soggetti di accattivante costrutto formale, come Dimore celesti, dove appare la citazione classica di un putto di pietra con le ali, che con il dito segna su un libro aperto il non detto montaliano, volgendo le spalle al panorama serale di una città costellata di piccole luci.
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2008 - Non risponde nessuno
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In effetti, il suo procedere attraverso annunci misteriosi lontani dalla virtù della trasparenza
narrativa è denso, consistente, ma di impedimento ad afferrare del tutto cosa c'è dall'altra parte del non detto (come canta Eugenio Montale in Ossi di seppia).
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2008 - Odisseo
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È doveroso dargli atto di essere controcorrente, di aver scelto la tradizione, di muoversi con
pudore all'ombra dei grandi maestri del Museo, piuttosto che scendere a compromessi con le avanguardie contemporanee, che si rivolgono a una sperimentazione sovente assai simile a una beffa, o di
gratuita iconoclastia.
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2003 - Dimore celesti
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2008 - Le farfalle ammaestrate
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2005 - Lo sguardo segreto
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Si avverte in questo lavoro - come ne Lo sguardo segreto, dove un toro immobile come una statua si
frappone fra l'osservatore e un orizzonte imprecisato - la volontà, direi aristocratica, di distinguersi; ma anche l'ambizione di realizzare immagini seguendo i canoni della qualità, intendendo per
qualità non solo la tecnica e il mestiere, ma soprattutto la capacità di coniugare in linguaggio simbolico l'imperscrutabile enigma di una visione interiorizzata, e il senso sospeso di un tempo senza fine e
senza accadimenti.
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Analogo è il caso di A vetustate robur, una composizione ricca di campiture e di tonalità
eseguite alla maniera degli antichi, dove un gatto sornione affianca il ritratto marmoreo dell'imperatore Adriano.
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Dopo aver accertato queste connivenze di Leonardo Caboni con la creatività della tradizione culturale europea,
meglio si comprendono le sue forme calde, gli sfondi notturni, i giochi incerti delle luci e delle ombre, il gioco delle immagini fra il surreale e il metafisico. Si coglie infine, l'idea portante di tutta la
sua operatività: un'affermazione visionaria sull'immortalità della bellezza, malgrado il tramonto della civiltà, malgrado l'incertezza del nostro presente.
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